L’UE deve accelerare sui charging point. Occorrono 14mila installazioni alla settimana (studio Acea)
I numeri riportati dall’European EV Charging Infrastructure Masterplan di Acea parlano chiaro: per ridurre le emissioni inquinanti del 55% entro 2030 occorrono investimenti per 8 miliardi di euro l’anno in modo da raggiungere quota 6,8 milioni di charging point ad uso pubblico
di Matteo Bonassi
È stato pubblicato l’European EV Charging Masterplan, un vero e proprio campanello dall’arme sull’urgenza di accelerare il processo che dovrà garantire al Vecchio continente 6,8 milioni di stazioni di ricarica pubbliche attive entro i prossimi 8 anni – aumentando a una media di 14mila attivazioni settimanali contro le 2 mila attuali – per far fronte a un installato di auto elettriche (Ibride e BEV) che si è decuplicato negli ultimi 5 anni e che nel 2021 ha raggiunto il 18% del mercato totale. Una previsione addirittura doppia rispetto a quella cui fa riferimento il piano dell’AFIR (Alternative Fuels Infrastructures Regulation) che, al momento, è al vaglio del Parlamento Europeo. Il documento ha coinvolto Acea e Clepa per il settore automotive; Eurelectric (associazione che comprende i fornitori europei di elettricità); Wind Europe, Solar Power Europe e FuelsEurope per le fonti energetiche, oltre a ChargeUp Europe in rappresentanza dell’industria delle infrastrutture di ricarica. La ricerca, sviluppata con il supporto analitico di McKinsey & Company, ha l’obiettivo di delineare un piano d’azione per riuscire a ridurre le emissioni di gas inquinanti del 55% entro il 2030 grazie all’elettrificazione dei trasporti.
Accelerare sui punti di ricarica pubblici
Secondo il report, nel 2030 l’infrastruttura di ricarica dovrà far fronte a un parco circolante di 42,8 milioni di EV. Per poter agevolare in maniera fluida il passaggio all’elettrico e assicurare una transizione fluida verso l’esperienza di ricarica di ricarica, andranno attivate entro lo stesso anno 6,8 milioni di stazioni di ricarica pubbliche. Un quantitativo che sarà possibile raggiungere solamente installando 14 mila punti di ricarica ogni settimana, invece dei soli 2 mila che si contano attualmente: in pratica solo l’11% di quanto andrebbe fatto. È necessario uno sforzo produttivo di 9 volte superiore, che richiederà un investimento pari a 8 miliardi l’anno con lo scopo di accelerare la crescita dell’infrastruttura pubblica rispetto al ritmo con cui procede attualmente. L’European EV Charging Master Plan individua anche degli obiettivi di crescita intermedi, sufficienti per soddisfare quella che viene definita l’Utilization oriented pathway, ovvero il fabbisogno minimo da parte dell’utenza. In questo caso vengono previste 6 mila stazioni settimanali, con un’accelerazione di 4 volte rispetto al ritmo di crescita attuale. Considerando questo scenario, sarebbero 2,9 milioni le stazioni pubbliche da attivare entro il 2030. Entrambi gli scenari prevedono la presenza in Europa di oltre 29 milioni di stazioni di ricarica ad accesso privato.
A livello europeo, l’Austria è al momento il Paese più vicino ai target previsti per il 2030: ogni settimana installa il 29,6% delle colonnine previste. L’Italia in questa graduatoria occupa la sesta posizione, con una media di 148 installazioni settimanali, ovvero il 13,3% di quanto andrebbe portato a termine.
L’Italia nel 2030 dovrebbe occupare la quarta posizione, preceduta da Germania, Francia e Olanda. Nel nostro Paese sono previsti 2,3 milioni di punti di ricarica ad accesso privato e 503mila ad accesso pubblico, ovvero una media di 7,3 veicoli per stazione nello scenario più ottimistico trainato dalla domanda, mentre sono 17,2 i veicoli per stazione nello scenario più conservativo.
Gli investimenti
Lo studio prevede sia necessario un piano complessivo pari a 280 miliardi di euro per la realizzazione di infrastrutture di ricarica, di cui approssimativamente 185 miliardi per la mobilità privata, 50 miliardi per i veicoli industriali leggeri e 45 miliardi per camion e bus. Guardando più avanti, si parla di 1.000 miliardi di euro spesi entro il 2050 in infrastrutture di ricarica pubbliche e private, sviluppo delle fonti rinnovabili e della rete elettrica per completare la transizione energetica. Considerando invece uno scenario orientato a soddisfare la domanda, si prevede un investimento complessivo pari a 172 miliardi di euro, di cui 85 miliardi per le infrastrutture pubbliche e, di questi, 59 miliardi da investire per stazioni di ricarica ultra fast.
Uno sviluppo veloce ma anche smart
Sarò necessario prevedere un balance equilibrato tra pubblico e privato. Gli investimenti pubblici dovranno concentrarsi su stazioni in corrente alternata ad accesso libero, per le quali bisognerà prevedere un periodo iniziale di basso utilizzo prima che il business entri a regime. Gli investimenti privati dovranno focalizzarsi invece su strutture fast charge ad alta marginalità. Riguardo invece alle potenze di ricarica, da qui al 2030 le stazioni in AC da 3,5 a 22 kW continueranno a rappresentare la soluzione più diffusa: 36,4 milioni su un totale di 40 milioni di punti di ricarica. A fronte di un investimento totale previsto pari a 172 milioni di euro, 52 milioni andranno spesi per strutture in AC, a seguire 36 milioni per strutture in DC fino a 25 kW e 30 milioni di euro per strutture in corrente continua fino a 150 kW. Nel documento vengono prese in considerazione anche le stazioni da oltre 500 kW (a cui si stima verranno destinati 2 milioni di euro), che verranno impiegate insieme alle colonnine da 1 MW (l’esordio sul mercato è previsto nell’arco dei prossimi 2-3 anni). Il costo per unità si aggirerà rispettivamente intorno ai 104 mila euro per le prime e ai 260 mila euro per la versione di colonnina più potente. Dei 172 miliardi di euro stanziati, approssimativamente il 60% verrà investito per infrastrutture a corrente continua.
Lo studio mostra anche una previsione delle location presso cui si andranno a installare i punti di ricarica per assecondare la richiesta dei vari tipi di utenza. Tra le installazioni a uso pubblico, la percentuale maggiore verrà adibita alla ricarica notturna, per far fronte al crescente fabbisogno di coloro che non possono disporre di una wall box presso la propria abitazione. Mentre riguardo alla ricarica privata, la percentuale più importante (21 milioni) è prevista presso le abitazioni singole, seguite dai condominii con 7,6 milioni di charging point.
Ricariche in autostrada: l’Italia nella top ten
Un altro capitolo trattato nel dettaglio dalla ricerca è quello relativo alle stazioni di ricarica sulla rete autostradale, uno degli argomenti più “sensibili” quando si parla del passaggio all’auto elettrica è infatti la possibilità di poter ricaricar velocemente sulle lunghe percorrenze. Il report analizza nel dettaglio gli obiettivi legati al numero di stazioni di ricarica disponibili ogni 100km di autostrada. Nel 2030 sono previsti 85 mila punti di ricarica ultrafast per coprire 47mia chilometri di rete autostradale – una media di 92 fast charge ogni 100 chilometri in entrambe le direzioni di percorrenza. Una rete che dovrà rispondere al fabbisogno di 6 mila veicoli che percorrono queste strade ogni ora con parecchi picchi di traffico, di cui 1.500 saranno EV e l’85% EV destinati a uso privato. Al momento in cima alle previsione per densità di punti di ricarica autostradale troviamo l’Olanda, che nel 2030 dovrebbe vantare 360 ricariche fast ogni 100 km. L’Italia si piazza per il momento al nono posto, con una media stimata intorno ai 170 punti di ricarica fast ogni 100km di rete autostradale e poco al di sotto della media europea, che si aggira intorno ai 184 punti di ricarica ogni 100 km.
Parola ai possessori di EV
Secondo quanto risultato da un survey effettuato da McKinsey nel 2021 e pubblicato all’interno del Masterplan, la situazione attuale della rete di ricarica in Europa è uno dei principali freni al passaggio ad un auto elettrica (con il 40% delle risposte). In particolare non tanto la diffusione dei punti di ricarica, ma l’accesso a questi ultimi. Al secondo posto l’autonomia dei veicoli (38% delle risposte), al terzo il ciclo di vita delle batterie (37%).
Lo studio ha evidenziato diverse criticità che potrebbero ostacolare la transizione elettrica. Tra queste: la localizzazione delle stazioni: molte app indicano l’ubicazione, ma non se sono funzionanti oppure occupate; l’accesso alle colonnine, spesso bloccate da auto che non stanno ricaricando oppure con uno standard non compatibile; l’esperienza di ricarica: spesso ci sono incompatibilità dei sistemi di pagamento, prezzi poco chiari e stazioni ubicate in location scomode.
Poter contare sull’utilizzo di una wall box domestica resta una fattore determinante, ma i costi per l’installazione da parte di una singola famiglia rimangono elevati ed è complesso accertarsi della possibilità di installarla, soprattuto nei condominii. Trovare un installatore certificato e capire a fondo le funzionalità della wall box è un altro punto cardine: per il 65% degli inglesi e dei tedeschi, l’installazione della colonnina in maniera efficiente è uno dei criteri più importanti quando si sceglie di utilizzare una wall box a casa. Infine sono fondamentali la chiarezza dei costi aggiuntivi e dei servizi. L’85% dei possessori di un EV in Germania e Inghilterra considera il costo della ricarica uno dei principali fattori per scegliere di installare una wall box presso la propria residenza.
A questo link il report completo