Flotte e ricarica: la transizione elettrica passa anche da qui
Il parco auto delle flotte aziendali, seppur lentamente, si sta progressivamente elettrificando: oltre a inconfutabili vantaggi in termini di consumi ed emissioni, secondo un sondaggio condotto da Aiaga, “solamente” il 55% delle aziende ha installato infrastrutture di ricarica. una percentuale che fa di questo segmento una ghiotta opportunità di business per produttori di ev-charger, Cpo e installatori
di Matteo Bonassi
Il dictat europeo sullo stop agli endotermici entro il 2035 non lascia spazio a interpretazioni o a scenari che non prevedano uno sviluppo massiccio dell’e-mobility. Se da un lato la diffusione delle colonnine ad accesso pubblico procede inesorabile grazie a incentivi statali e non, la ricarica a uso privato e semipubblico è un business che sta crescendo cavalcando trend e segmenti. Tra questi, uno dei più vivaci è senza dubbio quello relativo all’elettrificazione delle flotte aziendali: quando le società decidono di investire sulla mobilità elettrica convertendo il proprio parco auto, il passo successivo – anzi, simultaneo – è quello di provvedere alla realizzazione di un’infrastruttura di ricarica per i propri dipendenti.
Flotte sempre più elettriche
A questo proposito, la visione futura dei fleet manager emerge dai numeri riportati in un sondaggio condotto da Aiaga (l’Associazione italiana acquirenti e gestori auto aziendali) in partnership con la società di ricerca GD Advisory, che ha coinvolto 622 aziende. Le diverse alimentazioni a basso impatto ambientale sono ormai ampiamente diffuse: il 52% ha confermato la presenza di veicoli ibridi Plug-in, il 505 Mild Hybrid, il 38% Full Hybrid e il 36% di vetture full electric. A fronte di questa fotografia relativa al parco auto, il 55% delle aziende ha già provveduto all’installazione di stazioni di ricarica, ma solo il 22% ha dotato i propri driver di card per la ricarica pubblica e solo il 9% ha installato wall box domestiche presso l’abitazione dei propri dipendenti. Percentuali ancora basse, soprattuto quest’ultima, che però indicano al contempo come, proprio sulle infrastrutture di ricarica, ci siano ampi margini di crescita, con un conseguente e importante sviluppo futuro per il business di chi opera nel settore degli ev-charger. Tre quarti delle aziende ha dichiarato di aver intrapreso azioni concrete per ridurre le emissioni delle proprie flotte e l’introduzione di mezzi con alimentazione alternativa è stata la più seguita (58%) e solo il 18% dei fleet manager intervistati ha dichiarato di non avere nemmeno un veicolo ad alimentazione green nelle proprie flotte. Il 54% dei fleet manager che hanno acquistato veicoli elettrici o Ibridi plug-in ha già riscontrato una sensibile diminuzione dei consumi e delle emissioni. Ma non solo: secondo il 62% degli intervistati questa politica aziendale ha portato a un netto miglioramento nella percezione dell’immagine della società da parte dei propri partner e dei propri clienti. Esistono però ancora una serie di criticità che frenano la diffusione dei veicoli elettrici. I fleet manager che non hanno ancora intrapreso la strada della mobilità elettrica giustificano questa scelta con il costo dei Bev ancora troppo alto unita a una gamma ancora troppo limitata per le proprie esigenze (il 46% degli intervistati). Diversi invece (il 56%) sono ancora frenati dai timori del rifornimento energetico e dalla diffusione delle colonnine pubbliche. «La transizione green delle auto aziendali è ben lontana dalla sua piena realizzazione» sottolinea Davide Gibellini, Ceo & Managing Partner di GR Advisory, «e dovrà essere attentamente monitorata da qui al fatidico 2035 anche a fronte del recente stop della decisione UE di proibire la vendita di motori termici. Il ridotto numero di aziende che offrono corsi ai driver aziendali (appena 15%) dimostra che non si è ancora capita l’importanza dei comportamenti di guida, sia per diminuire emissioni e consumi, sia per condurre correttamente le auto ibride ed elettriche e aumentare la sicurezza».
E-mobility e sostenibilità: un passaggio obbligato
Il passaggio alla mobilità elettrica, per le aziende, multinazionali in primis, che si pongono obiettivi importanti in fatto di sostenibilità per ridurre il proprio impatto ambientale, è un step necessario, come spiega Maurizio Capogrosso, direttore delle risorse umane di Henry Schein, società che fornisce macchinari per l’health care: «Henry Schein è un’organizzazione globale con una catena di fornitura ampia e complessa, e lavoriamo continuamente per ridurre il nostro impatto ambientale. Nel Nord Italia ci siamo impegnati a elettrificare il 25% della nostra flotta entro i prossimi quattro anni. Il nostro parco macchine si riferisce alle auto aziendali e ai furgoni dei tecnici del servizio Henry Schein. È un obiettivo che continuiamo a perseguire e che abbiamo già iniziato a implementare in diverse sedi. Abbiamo deciso di farlo perché in Henry Schein ci impegniamo a promuovere pratiche commerciali responsabili nelle nostre attività e nella nostra catena di fornitura, in collaborazione con i nostri fornitori e clienti. Incoraggiamo gli operatori sanitari ad adottare un approccio aziendale più ecologico, quindi è importante che anche noi, come organizzazione, facciamo lo stesso. La transizione verso la mobilità elettrica è ancora in corso nei nostri uffici. Nel 2016 abbiamo iniziato a elettrificare la nostra flotta in Italia, che è stata introdotta per il car-sharing con una BMW 3i. Si trattava di un servizio a corto raggio vicino alle nostre filiali nel nord Italia. Da quando è stato implementato, i vantaggi per i membri del Team Schein e per l’ambiente sono stati molteplici. Il consumo di carburante è minore, il che significa una minore impronta di CO2. Utilizzando veicoli elettrici, abbiamo anche registrato una riduzione dei costi del gas. Al momento presso le nostre filiali di Milano e Fiumana, e presso il nostro nuovo magazzino di Cortemaggiore, abbiamo sei diversi punti di ricarica con colonnine e wall box da 22kw».
Un altro esempio particolarmente virtuoso in termini di elettrificazione delle flotte è quello implementato presso la sede Mediaset di Cologno Monzese grazie alla partnership con Enel X Way. «Con Mediaset la collaborazione è partita da lontano: abbiamo iniziato a dialogare con loro sulla mobilità elettrica a partire dal 2019» racconta Riccardo Cassetta, head of private sales di Enel X Way. «Già in quel periodo alcuni top manager che avevano di fatto mostrato una sensibilità più marcata verso la sostenibilità, avevano iniziato a promuovere questo passaggio all’interno dell’azienda e hanno aperto la strada per far sì che venisse sposato in toto questo processo di transizione. È stata una transizione light, nel senso che siamo partiti con alcune stazioni di ricarica presso l’head quarter di Cologno Monzese e successivamente in quella di Roma. L’esperienza è stata subito positiva, sia per quanto riguardava l’utilizzo delle vetture elettriche sia relativamente alla gestione delle stazioni di ricarica. Quindi, nel 2020, l’azienda ha deciso di inserire nella propria car list vetture esclusivamente elettriche e ibride plug-in. Riguardo alle stazioni di ricarica all’inizio è stato ovviamente necessario un processo di consulenza a 360 gradi rispetto a quello che poi si sarebbe sviluppato come un vero e proprio piano di elettrificazione. Il parcheggio riservato ai dipendenti presso la sede di Cologno conta circa 400 posti auto, situati in 4 aree differenti. Il primo step è stato quindi confrontarsi con il cliente per capire insieme, in base alle loro esigenze, che tipologia di stazione di ricarica sarebbe stata più adatta e in che quantità, studiando una soluzione che avesse come obiettivo primario quello di ridurre al minimo la richiesta di potenza a monte. Visto il numero davvero importante di ev-charger impiegati – alla fine ne sono stati installati più di 200 – abbiamo lavorato anche sulla scalabilità dell’infrastruttura: le vetture elettriche evolvono e crescono nel tempo; quindi, è stato necessario pensare un progetto modulare. L’infrastruttura di Mediaset prevede infatti la possibilità di aggiungere in futuro altre stazioni senza interventi invasivi».
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