Quanto sono sicure le colonnine?
Una panoramica sulle normative in vigore e sugli standard di sicurezza che regolano l’installazione delle diverse stazioni di ricarica in base all’impiego, alle caratteristiche dell’hardware, alla potenza e al luogo in cui vengono posizionate
di Federica Musto
Secondo dati Motus-E del terzo trimestre 2023 in Italia sono oltre 47.200 i punti di ricarica pubblici e si sono superate le 400mila unità per quanto riguarda la ricarica domestica, con una crescita del 700% nei soli ultimi due anni. Si tratta di numeri estremamente interessanti se si pensa alla quantità di hardware necessaria a soddisfare una tale rete di infrastruttura e ancor di più considerando l’indotto economico che il settore crea: oltre il 70% delle wall box vendute in Italia, infatti, sono prodotte nella penisola e oltre il 50% del costo “chiavi in mano” è costituito dall’installazione, svolta da aziende e professionisti locali. Come noto, l’Italia vanta una delle reti elettriche migliori al mondo, e guardando all’alta e altissima tensione probabilmente la migliore d’Europa. Questo è dovuto, tra le altre cose, allo sviluppo e all’attuazione di una regolamentazione stringente e dagli altissimi standard di sicurezza richiesti per ogni impianto. Ma cosa prevede la legge per l’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici? Quali sono gli standard di sicurezza previsti, come vengono certificati e come cambiano le regole per impianti di diversa potenza?
I Modi di ricarica
La norma che definisce le caratteristiche di conformità che i circuiti elettrici previsti per l’alimentazione dei veicoli elettrici devono seguire è la CEI 64-8, in particolare la sezione 722. Essa elenca le prescrizioni particolari che si applicano ai circuiti elettrici per alimentare la carica dei veicoli elettrici, fino al punto di connessione. Prima di parlare degli standard di sicurezza, dunque, occorre definire quali modalità di ricarica esistono e quali sono permesse e regolamentate in Italia, perché con esse variano anche le caratteristiche previste per circuito ed eventuale hardware. La norma CEI EN IEC 61851-1 classifica l’equipaggiamento di alimentazione del veicolo elettrico in 4 tipologie, distinte dal regime – dunque se l’alimentazione del veicolo avviene in corrente alternata (AC) o continua (DC) – dall’amperaggio (corrente massima), dal tipo di connettore (standard di ricarica) e dalle caratteristiche dell’eventuale comunicazione/controllo che esistono tra la stazione di ricarica e il veicolo elettrico.
Il Modo 1 prevede un’alimentazione in corrente alternata con prese domestiche o industriali normate fino a 16A. In Italia questo modo è utilizzato per la ricarica di veicoli leggeri o batterie estraibili, come quelle di e-bike o scooter elettrici, ma non è utilizzabile per la ricarica di veicoli più grandi, come ad esempio un’auto elettrica. Anche la ricarica in Modo 2 si riferisce a un’alimentazione in AC in cui il veicolo elettrico viene collegato alla rete di alimentazione tramite prese e spine conformi alle relative normative CEI o IEC e con corrente nominale fino a 32A, ma in questo caso il cavo di collegamento tra il veicolo e il punto di connessione deve essere provvisto di un box di controllo detto “InCable Control Box” (ICCB) che ha la funzione di regolare la potenza e monitorare i parametri di sicurezza. Si tratta anche in questo caso di una modalità impiegata in ambito strettamente privato e vietata in ambito pubblico o per la ricarica aperta a terzi, come quella di hotel o ristoranti. Va inoltre sottolineato che in queste modalità occorre prestare attenzione ai limiti di prestazione delle prese a spina standard normalmente impiegate per uso domestico o industriale e che dunque potrebbero non essere progettate per un uso prolungato alla corrente nominale come avviene in fase di ricarica di un veicolo elettrico.
La ricarica in Modo 3 prevede invece l’utilizzo di una stazione di ricarica dedicata in AC, chiamata generalmente wall box
in ambito domestico e ricarica “lenta” in ambito pubblico, che collega il veicolo elettrico alla rete di alimentazione. In questo caso il controllo è svolto dalla stazione di ricarica ed è previsto un connettore standard di collegamento, il cosiddetto Tipo 2. La ricarica in Modo 4 è infine l’unica a supportare l’utilizzo della corrente in DC, in quanto il carica batterie che converte la corrente alternata nella corrente continua utile ad alimentare la batteria del veicolo, non è a bordo dell’auto ma nella stazione di ricarica. In questo caso il collegamento del veicolo alla rete AC è dunque indiretto, viene utilizzato un convertitore esterno e un conduttore pilota di controllo che si estende a tutte le attrezzature permanentemente collegate alla rete, cavo incluso. Lo standard previsto in Europa è il CCS Combo 2, ma è disponibile su alcune stazioni anche il vecchio standard nipponico, il CHAdeMO, ancora presente in Italia su alcune vecchie auto. Per quanto concerne queste due ultime modalità di ricarica, la 3 e la 4, è necessario che l’alimentazione sia dedicata, dunque che sia previsto un circuito dedicato esclusivamente alla ricarica e un’apparecchiatura – l’ev-charger – che incorpori tutti i circuiti di controllo e comunicazione.
A questo link l’articolo completo pubblicato su E-Ricarica di gennaio/febbraio 2024