Interoperabilità: cos’è e perché è importante
Per il mondo della ricarica elettrica la capacità di interazione tra diverse reti o applicazioni si realizza tramite il Roaming grazie al quale operatori diversi stipulano un accordo commerciale e realizzano un’integrazione delle proprie piattaforme IT per la condivisione dei dati e dell’infrastruttura
di Federica Musto
App, tessere, carta di credito: come si paga la ricarica di un’auto elettrica? La mobilità elettrica non ha portato novità solo nel modo di viaggiare – sostenibile, divertente, silenzioso – ma ha rinnovato anche il momento e le modalità del “rifornimento”. Per chi ha una wall box domestica per ricaricare l’auto è sufficiente collegarla alla corrente e la potenza erogata verrà addebitata in bolletta, esattamente come quella impiegata da qualsiasi altro elettrodomestico. Per chi invece non ha un punto di ricarica di proprietà o ha bisogno di caricare in viaggio o durante le varie attività della propria giornata, esistono diversi punti a disposizione del pubblico e distribuiti sul territorio, con potenze – e quindi velocità – di ricarica differenti.
Come si paga il pieno all’auto elettrica?
C’è da fare una piccola premessa concettuale: a differenza del rifornimento per le auto termiche, le stazioni di ricarica per EV hanno un proprietario, definito CPO (Charging point operator), che è il soggetto che fisicamente installa la colonnina e gestisce le infrastrutture di ricarica elettrica, ma che non sempre è anche colui che gestisce il servizio di ricarica lato utente. Di questo si occupano invece gli MSP (Mobility service provider) ossia i soggetti che vendono i servizi di ricarica e si interfacciano con il cliente finale. Ciascun MSP ha sviluppato un sistema di pagamento che permette all’utente di avviare e fermare la ricarica, nonché di effettuare il pagamento tramite la propria carta di credito, bancomat o circuito PayPal direttamente dal proprio smartphone. Basterà scaricare la app di riferimento, registrarsi creando un profilo con i propri dati personali e il sistema di pagamento scelto e dunque utilizzare la app per gestire il servizio di ricarica ogni volta che se ne ha bisogno. Con il crescere della rete di ricarica in Italia, e con l’aumentare dei differenti CPO, sono nati molti Provider per la gestione del servizio di ricarica, che oggi grazie al cosiddetto “Roaming” permettono all’utente di ricaricare presso colonnine di differenti circuiti con un’unica app. Come? Grazie allo sviluppo dell’interoperabilità del servizio. Capiamo di cosa si tratta.
Interoperabilità e Roaming
L’interoperabilità è, in generale, la capacità di due o più sistemi, reti, applicazioni o componenti, di scambiare informazioni tra loro e di essere poi in grado di utilizzarle. Per il mondo della ricarica elettrica questo scambio di informazioni si realizza tramite il Roaming, per cui operatori diversi stipulano un accordo commerciale e realizzano un’integrazione delle proprie piattaforme IT per la condivisione dei dati e dell’infrastruttura.
Per capire meglio, il Roaming può essere utile fare un paragone con i servizi di telecomunicazioni. Ciascuno di noi ha stipulato un contratto telefonico con un operatore di rete per fare chiamate, mandare messaggi e utilizzare il traffico dati. La copertura di ciascuno di questi operatori è nazionale, eppure da ormai diversi anni quando ci rechiamo in un Paese estero appartenente all’Unione Europea possiamo utilizzare il nostro piano telefonico esattamente come se fossimo in Italia. Questo è possibile grazie al Roaming, per cui la società con cui noi abbiamo stipulato un contratto, grazie ad un accordo commerciale, garantisce all’utente tutti i servizi anche nel momento in cui questo si connette ad una rete estera.
La stessa cosa accade tra gli MSP della ricarica. Facciamo un esempio concreto. È di qualche giorno fa la notizia dell’accordo per l’interoperabilità tra A2A ed Enel X, entrambi CPO che forniscono anche il servizio di ricarica e per questo hanno sviluppato un propria app che prevede tariffe ed offerte anche differenti tra loro. Federica, che normalmente utilizza JuicePass, la app di Enel X, per caricare il proprio veicolo elettrico decide di fermarsi presso una colonnina A2A. Grazie all’accordo di interoperabilità tra i due circuiti, Federica potrà tranquillamente effettuare la ricarica tramite la sua app di riferimento, con le tariffe a lei riservate qualora abbia sottoscritto un abbonamento o una tariffa flat, senza dover scaricare sul proprio smartphone una seconda app. Sarà poi onere di Enel X remunerare il gestore della colonnina (in questo caso A2A) in base alle tariffe stipulate nel contratto di interoperabilità.
Le piattaforme di eRoaming
L’interoperabilità è utile, non solo per semplificare la vita agli elettromobilisti italiani, ma risulta fondamentale per i viaggi esteri, garantendo a ciascun utente di poter usare la propria App anche per ricaricare in un paese straniero.
Ma gli MSP sono tutti interoperabili tra loro? Purtroppo gli accordi di interoperabilità non coprono, a oggi, proprio tutti gli MSP e può dunque capitare che la colonnina presso cui vogliamo ricaricare non sia interoperabile con la nostra app, e che lo sia invece con diversi altri circuiti.
Questo è frequente in maniera particolare con CPO esteri e non operanti in Italia. È per ovviare a questo problema che esistono piattaforme di eRoaming – come ad esempio Hubject – che hanno il preciso scopo di semplificare la gestione dei contratti tra MSP e CPO favorendo il diffondersi dell’interoperabilità. Nello specifico, Hubject ha sviluppato una piattaforma di eRoaming per la mobilità elettrica in chiave B2B che permette ad ogni MSP che utilizza la piattaforma di accedere alle reti dei differenti CPO. In questo modo l’MSP non andrà a versare in autonomia il corrispettivo dovuto al CPO, ma sarà la piattaforma di eRoaming ad occuparsi di ciascuna operazione di rimborso. Questo consente una più agevole diffusione dell’interoperabilità tra circuiti, permettendo all’utente finale di caricare la propria auto in una rete di oltre 250mila punti di ricarica pubblici in tutto il mondo, senza dover firmare altri contratti oltre a quello con il proprio MSP.
E il Plug & Charge?
Scendere dall’auto e collegare il veicolo alla colonnina perché la ricarica si avvii da sola, si interrompa e che il costo del rifornimento venga addebitato sulla propria carta di credito o conto corrente con tanto di emissione fattura. Il tutto senza il bisogno di app, tessera od autenticazione alcuna. È il Plug & Charge l’ultima “frontiera” nella mobilità elettrica, un sistema di autenticazione automatica di cui molti degli elettromobilisti attendono la diffusione, ma che è già presente su alcuni circuiti da ormai qualche tempo. Capofila in Italia è stata Tesla, che fin dall’inaugurazione dei primi SuperCharger (2012) nel nostro paese ha garantito ai propri utenti (esclusivamente Tesla) di ricaricare senza dover autenticarsi a ogni sosta. Ciò è reso possibile dallo standard ISO 15118, che definisce un’interfaccia di comunicazione tra veicolo e rete per la carica/scarica bidirezionale di veicoli elettrici, e che permette quindi alla stazione di ricarica di riconoscere il VIN (vehicle identification number) del veicolo in carica e associare a questo tutte le informazioni necessarie per la fatturazione, che sono memorizzate in forma protetta nel sistema di bordo del veicolo. Dallo scorso ottobre il Plug & Charge è disponibile anche sulla rete Ionity di tutta Europa, ma è utilizzabile per ora solo dai veicoli che lo supportano, come come Porsche Taycan, Ford Mach-E e Mercedes EQS.