Daze Technology: innovazione e convenienza
Una proposta volutamente semplice composta da due modelli di wall box che saranno rinnovati e implementati. Una strategia commerciale chiara e obiettivi ambiziosi. Così si presenta Daze Technology, azienda nata 2016. Di questo e di molto altro parla in questa intervista Andrea Daminelli, co fondatore della società assieme a Giacomo Zenoni
di Antonio Allocati
Daze Technology nasce nel 2016 dalla passione di due ingegneri, Andrea Daminelli e Giacomo Zenoni, e si propone sul mercato oggi con un’offerta a catalogo volutamente semplice, perfettamente allineata alla filosofia aziendale che privilegia con i propri prodotti l’immediatezza e la semplicità di utilizzo a cui si affiancano però contenuti tecnologici importanti. Con diverse sorprese in arrivo… Intervista ad Andrea Daminelli, amministratore, che illustra anche la strategia e la vision di un’azienda che si pone traguardi importanti nel mercato italiano.
Come è composta la vostra offerta?
«Attualmente ci focalizziamo unicamente sull’utente privato con due prodotti. Il primo, DazeBox, è la classica wall box per la ricarica a casa provvista di cavo. È possibile gestirla, semplicemente, attraverso una app ed è compatibile con il protocollo Arera per il progetto sperimentale di carica notturna. L’altro prodotto è DazeMax; si tratta di una wall box in grado di caricare fino a 22 kW, che può essere usata nel privato, ma è idonea anche per l’utilizzo pubblico. In questo caso parliamo di un dispositivo con presa socket, progettato per resistere ad atti vandalici ed essere collocato, appunto, in un ambiente accessibile a tutti. Monta la stessa scheda elettronica di DazeBox e si può eventualmente bloccare con una chiave dedicata. Proprio dal mese di aprile, sarà messa in commercio una nuova versione di entrambe le wall box che prevede la possibilità di connetterle online e via bluetooth allo smartphone».
Come viene distribuito il prodotto e quali sono i punti cardine della vostra strategia commerciale?
«Oggi il nostro business viene sviluppato principalmente attraverso i distributori che si occupano di materiale elettrico su tutto il territorio italiano e tramite i quali arriviamo agli installatori. Parallelamente a questo stiamo sviluppando anche il nostro e-commerce per arrivare direttamente al consumatore finale, fermo restando che il nostro core business al momento sia rappresentato dal versante BtoB».
Qual è il posizionamento del vostro prodotto?
«La nostra proposta di prodotti inizialmente era stata pensata unicamente per rappresentare una scelta economica, ovvero una soluzione con funzionalità basiche, messa in commercio a un prezzo contenuto. Ora, invece, con il nostro marchio Daze Technology possiamo proporre una wall box tecnologicamente più evoluta, con importanti contenuti e funzioni. Sempre però mantenendo l’accessibilità economica al grande pubblico. Quindi oggi ci posizioniamo in una fascia intermedia, che non appartiene ai prodotti top di gamma, ma nemmeno al segmento dell’entry level».
Parliamo di prezzi. Quanto costa Daze Box?
«Il prezzo al pubblico va intorno ai 680 euro più Iva, per il modello monofase».
Ha parlato di un rinnovo della vostra gamma proprio ad aprile. Quali altre implementazioni hanno le nuove versioni?
«I nuovi modelli si chiameranno DazeBox C e DazeMax C e fondamentalmente presentano, come importante integrazione, tutta la parte relativa alla connettività. È infatti montato sulla wall box un modulo che consente di collegare il dispositivo sia allo smartphone via bluetooth, sia a Internet via wi-fi. L’applicazione funzionerà principalmente via bluetooth perché, nella maggior parte delle installazioni, la rete non è disponibile. In questo modo, anche senza connessione Internet, gli utenti si potranno collegare alla wall box e modificarne i parametri, tramite il Power Management, sfruttare l’eventuale connessione con pannelli solari presenti nell’abitazione, bloccare o sbloccare la ricarica previa identificazione dell’utente. La cosa importante poi è che per queste wall box sono previsti upgrade da remoto. Questo ci consentirà, già dai prossimi mesi, di sviluppare tutta una serie di software che supporteranno progressivamente nuove funzionalità».
Quindi se dovessimo riassumere i punti di forza dei vostri prodotti…
«Principalmente puntiamo sul fatto che queste wall box sono state pensate sin dal primo momento per avere delle funzionalità connesse, mantenendo un costo finale contenuto. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo integrato la loro tecnologia su di un’unica scheda elettronica basata su un micro controllore che può essere riprogrammato. All’interno del dispositivo non sono presenti molti elementi meccanici che potrebbero limitarne il funzionamento o elementi separati che andrebbero assemblati. Questo ci consente, appunto, di ridurre i costi ma, al contempo, di poter offrire delle funzionalità evolute. Il fatto di essere aggiornabile da remoto, lo ricordo, rappresenta un ulteriore grande vantaggio. Per noi di Daze Technology, in definitiva, una delle priorità è stata sin da subito quella di dotare le wall box di un’interfaccia utente molto semplice e intuitiva. A questo abbiamo sempre affiancato un lavoro molto importante anche sul design del prodotto. E anche il fatto di avere a catalogo praticamente solo due prodotti, senza molte varianti, ci permette di proporci con un’offerta chiara e semplice. L’azienda del resto è nata grazie a un progetto di ricarica automatico per il quale non era nemmeno necessario pensare al cavo…».
Si riferisce a DazePlug? Di cosa di tratta esattamente?
«Siamo nati, appunto, nel 2016 proprio con questo progetto di ricarica conduttiva a pavimento. Si tratta di un sistema di ricarica automatico conduttivo per auto elettriche, composto da un sistema a terra – il caricatore – e da uno a bordo – modulo on-board – installato sotto il veicolo elettrico. È un’idea molto ambiziosa, pensata per portare agli utenti un nuovo modo di ricaricare il veicolo; una vera rivoluzione all’interno dell’automotive. Come si può immaginare per ovvi motivi, non è certo una cosa semplice da realizzare. Però c’è da dire che l’idea ha avuto riscontri molto positivi, tant’è che abbiamo avviato per la sua futura commercializzazione una collaborazione con una delle principali e più prestigiose case automobilistiche italiane. Il sistema è tuttora in una fase progettuale. Abbiamo potuto finanziare la ricerca su questa soluzione grazie ai fondi europei del programma Horizon 2020. Oggi lo stiamo portando avanti, ci sono dei tavoli aperti a livello internazionale proprio per finalizzare gli standard con cui dovremo costruire il robot e il connettore per l’auto che comanderà la ricarica. Anche perché strada facendo ci siamo accorti che non eravamo gli unici a pensare che questo sistema potesse rappresentare il futuro della ricarica… ».
E con quale obiettivo è nato questo progetto?
«Fondamentalmente lo avevamo pensato per dare una user experience agli utenti totalmente wireless, però puntando a superare i problemi della trasmissione elettromagnetica della corrente, che può andare incontro ad alte percentuali di dispersione e sprechi di corrente. È un progetto a cui lavora costantemente una parte della nostra azienda. E potrebbe arrivare, prossimamente, come sistema di ricarica opzionale su alcuni veicoli. Ma non prima del 2024».
Quanti dispositivi avete venduto lo scorso anno?
«Nel 2020 avevamo commercializzato circa 80 wall box sul mercato italiano, nel 2021 circa 3.500 unità. Per l’anno in corso vogliamo raggiungere un volume di 8mila pezzi venduti. Il mercato in questa fase sta crescendo in maniera importante. Basti pensare che nei primi tre mesi siamo già a quota 2mila unità vendute e il trend è in netta crescita, mese su mese».
Passiamo all’utenza finale: chi è il vostro consumatore tipo?
«La nostra è una wall box pensata per chi si approccia anche per la prima volta al mondo dell’auto elettrica. Abbiamo voluto fare le cose semplici e a oggi siamo appunto più focalizzati sull’utente privato, sulla famiglia e dunque sull’utilizzo domestico. Ci stiamo poi progressivamente rivolgendo anche all’utilizzo semi-pubblico, ovvero ai condominii e alle strutture ricettive di vario tipo, con accesso pubblico su suolo privato».
Una caratteristica della vostra azienda è anche quella di avere stretto in passato partnership con importanti realtà industriali. Oggi lavorate in sinergia con qualche azienda?
«Si, collaboriamo con Gewiss con cui stiamo sviluppando una serie di prodotti che vedranno la luce nel 2023. Parliamo, appunto, di progetti co-finanziati: anche se sul mercato siamo competitor, abbiamo deciso di unire le forze nell’ambito della ricerca e dello sviluppo, e stiamo lavorando su un’elettronica evoluta che ci consentirà di proporre una serie di prodotti efficienti, sempre a costi abbordabili».
Insieme ai prodotti fornite strumenti o servizi?
«Proponiamo diversi accessori a corredo delle wall box tra cui spiccano i cavi e i totem per le colonnine. Inoltre insieme alle wall box offriamo un servizio post-vendita sempre costantemente disponibile. Ci avvaliamo di uno staff di professionisti dedicati che, 8 ore al giorno, sono espressamente focalizzati sull’assistenza di qualsiasi tipo e si propongono come interlocutore diretto con l’installatore. Addirittura è possibile comunicare con loro direttamente con un canale whatsapp. È un servizio che offriamo gratuitamente, proprio perché vogliamo continuare a crescere e affermare il nostro marchio con la garanzia della qualità e anche nel servizio. A proposito della crescita aggiungo che il nostro staff, in un anno è passato da 15 persone a 40».
Avete in programma di estendere il business anche in altri mercati oltre ai confini italiani?
«Si, stiamo sondando ad esempio il mercato francese e quello spagnolo. La Spagna è un Paese molto simile al nostro, mentre la Francia necessita uno step ulteriore, è un mercato più avanzato dove dobbiamo collocarci con il prodotto giusto. Stiamo aspettando perché hanno un sistema diverso di connettività e una normativa differente».
Può darci un suo punto di vista sullo stato dell’e-mobility: stiamo vivendo una fase di entusiasmo ma ci sono anche degli ostacoli da superare…
«Dal mio punto di vista, ovvero da operatore italiano, posso fare un paragone, appunto, con quello che ho visto succedere in Francia: nel settore privato, ad esempio, ci sono grandi differenze. Mi pare che in Italia – a differenza dello stato transalpino – ci sia stato un forte supporto dal Governo con degli incentivi – ad esempio con il Superbonus 110% – che contribuiscono a far crescere e diffondere la mobilità elettrica e la distribuzione delle auto elettriche. Tante vendite di wall box sono state trainate infatti dai contributi dello Stato. Un aspetto critico è dato dal fatto che si sia abusato del Superbonus. Capita infatti che alcuni installatori abbiano aggiunto nei loro interventi la colonnina per la ricarica anche se non richiesta, solo per il fatto che è gratuita. Quindi, in questi casi, spesso si guarda soltanto al prezzo e non alle caratteristiche del prodotto».
Per questo si parla spesso di fare cultura in questo settore, soprattutto per dare visibilità a prodotti di qualità, con funzionalità garantite, semplici e sicure…
«Assolutamente. Questo è stato il nostro pensiero fin dall’inizio. Nel nostro laboratorio abbiamo tutte le wall box in commercio dei nostri competitor, questo ci serve per monitorare il mercato e le sue innovazioni. E posso dire che tante wall box sul mercato sono difficili da utilizzare… Quello che noi vogliamo evitare con i nostri prodotti. Ambiamo insomma a diventare una sorta di “Apple della ricarica”, un brand in grado di equilibrare qualità, design e semplicità di utilizzo».
LA SCHEDA
ANNO DI FONDAZIONE: 2016
SEDE CENTRALE: Via Aldo Moro, 2c – 24030 Almenno San Bartolomeo (BG)
FATTURATO 2021: 2 MILIONI DI EURO