Standard Wars: quale futuro per il NACS?
Ford, General Motors, Volvo e Rivian hanno già stretto accordi con tesla per utilizzare la rete supercharger e adottare il connettore Nacs. anche il gruppo Stellantis sta valutando l’opzione. Ecco un confronto tra lo standard Nord American Charging System e i CCS 2 e Type 2 europei, cercando di anticipare quali saranno le evoluzioni di questo panorama e se potranno esserci ripercussioni future anche per i formati adottati nel vecchio continente
Tesla Model Y nel Q1 2023 è risultata l’auto più venduta al mondo, considerando non solo i Bev ma tutti i marchi e i modelli – anche endotermici – pre- senti sul mercato. Lo confermano i dati Jato raccolti attraverso rilevazione operate in 53 Paesi di riferimento, con oltre 267mila veicoli venduti nei primi tre mesi dell’anno. I motivi di questo successo, oltre che nelle indubbie qualità del veicolo, sono da ricondurre anche alla presenza di una rete di ricarica proprietaria, quella dei Supercharger, veloce, affidabile, capillare ed estremamente semplice da utilizzare (che supporta infatti il Plug & Charge): un vero e proprio punto di forza che ha convinto centinaia di migliaia di clienti, non solo negli Usa, a optare per il marchio di Elon Musk. Una rete di ricarica ad alta potenza, quella di Tesla, che – grazie alla sua capillarità in Usa e Canada – ha iniziato a ingolosire anche altri produttori: va ricordato infat- ti che, sia in America, sia in Europa, solo un ristretto numero di stazioni Supercharger è aperto anche agli e-driver di altre case automobilistiche. Ed è proprio con l’obiettivo di garantire ai propri clienti la stessa esperienza di ricarica, che alcuni colossi dell’automotive statunitense – nello specifico al momento in cui scriviamo Ford, Volvo, General Motors e Rivian – hanno deciso di stringere accordi con Tesla non solo per assicurare ai propri clienti l’accesso alla rete Supercharger, ma addirittura per adottare lo standard NACS sulle proprie vetture.
Standard a confronto
Quali sono i pro e i contro dello standard NACS se paragonato ai nostri CCS in DC e al cavo di Tipo 2 in AC? Innanzitutto è bene sottolineare che il connettore adottato da Tesla è in grado di gestire contemporaneamente la ricarica in corrente alternata e corrente continua, ma con alcuni limiti, come si spiega Mauro Sartor, e-mobility manager di Phoenix Contact: «Con le informazioni messe a disposizione oggi da Tesla risulta difficile fare un confronto puntuale tra NACS e standard europei, ovvero CCS 2 e connettore Tipo 2, per capire nel dettaglio quali potrebbero essere i pro e contro di questo formato. Diciamo che in termini di dimensioni, il NACS è più compatto ed è studiato per gestire con un unico standard sia la ricarica in AC monofase sia la ricarica in DC. In termini di compa- razione, a mio parere, il connettore NACS si adatta bene per la ricarica AC negli Usa perché a livello domestico la distribuzione di energia è unicamente in monofase, mentre in Europa il fatto di non poter gestire la ricarica trifase potrebbe rappresentare un grosso limite». Oltreoceano questo è senza dubbio un vantaggio perché, al contrario di quanto accade in Europa, gli utenti Tesla – e in futuro le vetture che adotteranno lo standard – potranno ricaricare ovunque con il medesimo connettore. «Approfondendo invece un paragone tra NACS e CCS 2 – prosegue Sartor – possiamo avanzare alcune riflessioni che, tengo a sottolineare – sono assolutamente soggettive. Ad esempio, le dimensioni molto compatte e rastremate del connettore potrebbero rappresentare una criticità in termini di robustezza, soprattutto se ne valutiamo l’utilizzo per la ricarica ad accesso pubblico dove i cavi spesso sono soggetti a forte usura. Altro dubbio che potrebbe sorgere riguardo al NACS è che ci sia la possibilità di gestire grossi carichi di potenza per tempi di ricarica prolungati. A oggi gli standard CCS 1 e CCS 2 raggiungono nominalmente nelle versioni raffreddate a liquido i 500 A e 300 A o 400 A nelle versioni non raffreddate. Tesla è molto fiduciosa sulle prestazioni del proprio standard anche in ottica futura, ma bisognerà poi capire se effettivamente saranno in grado di reggere queste potenze. Personalmente, vedendo le dimensioni del connettore e la quantità di rame impiegata per i cavi – caratteristica che fa la differenza in termini di portata di potenza – la sensazione è che non ci siano grandi margini di incremento».
A questo link l’articolo completo pubblicato su E-Ricarica di settembre