Come sopravvivere alla ricarica condominiale: decreti, prodotti e soluzioni ad hoc
L’installazione di un ev-charger in condominio è una pratica semplice solo in apparenza: sono diverse le casistiche e le criticità con cui confrontarsi, sopratutto se la stazione è condivisa o collegata al contatore comune. L’offerta di mercato mette in campo dispositivi e tecnologie adatte ai diversi contesti, in grado di prevederne gli sviluppi futuri e addirittura di trasformare il complesso residenziale in un Cpo
Il fatto di poter contare sulla presenza di un punto di ricarica presso il proprio domicilio, come sottolineato più volte, è tra le opportunità che più di tutte risul- tano trainanti nell’ottica di acquistare un veicolo elettrico. In Italia l’installato totale ha raggiunto più di 370mila punti di ricarica privati, con una crescita del 170% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati dell’ultimo Smart Mobility Report il numero di charging point privati è passato da circa 130mila nel 2021 a circa 370mila nel 2022, superando addirittura il numero di autovetture elettriche in circolazione (circa 350mila). Lo scenario più conservativo prevede 1,1 milioni di charging point privati entro il 2025, ovvero una crescita del 205% in 3 anni. Mentre le previsioni per il 2030 sono di 3,4 milioni di punti di ricarica privati, con una crescita dell’821% in 8 anni.
Ma se l’installazione presso un’abitazione privata è una pratica standard, al netto dei vantaggi che è possibile trarre da prodotti ed ecosistemi smart sempre più spesso abbinati a impianti fotovoltaici per un ulteriore risparmio, monta- re un ev-charger a utilizzo privato o condiviso all’interno di un condominio è un’operazione decisamente più complessa per svariati motivi. Questo principalmente perché possono verificarsi diversi scenari: dal singolo condomino con box allacciato a un contatore personale, al condomino con uno o più box collegati al contatore comune, fino alla necessità di installare colonnine o wall box in aree condivise da tutti i condomini. Questo comporta un’attenzione ancora maggiore da parte degli installatori nella scelta della tipologia di prodotto da impiegare, ma non solo: nel caso di colonnine condivise è anche importante valutare quale piattaforma consente di gestire la ricarica condivisa nella maniera più semplice, economica e vantaggio- sa. Inoltre il segmento condominiale, sebbene oggi sia ancora parzialmente rallentato da una serie di criticità come quelle appena elencate, è destinato a crescere, anche alla luce degli incentivi che, come previsto al momento dalla Legge, potrebbero venire estesi anche per tutto l’anno in corso, come spiega Luca Conti, Chief Sales & Delivery Officer E.ON Italia: «Fino a oggi il mercato condominiale è stato poco interessato alla mobilità elettrica se non per alcune iniziative di condòmini sui singoli box. Tuttavia in quest’ultimo periodo la domanda di installazioni di wall box condominiali è in crescita, e diversi fattori contribuiscono a questa tendenza tra cui: gli incentivi per l’installazione di infrastrutture. Come quello introdotto di recente dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per l’acquisto e l’installazione di sistemi di ricarica per auto elettriche da parte di privati (persone fisiche) e condomini. L’incentivo, gestito da Invitalia, prevede uno stanziamento per il biennio 2022-23 di 80 milioni e l’estensione fino al 2024. Un altro fattore che influenza la crescita è sicuramente l’aumento della consapevolezza ambientale e le iniziative per ridurre le emissioni di gas serra che fanno aumentare la domanda di veicoli elettrici. Questo porta automaticamente a un aumento della richiesta di infrastrutture di ricarica, incluse le wall box condominiali».
Cosa dice la legge
L’installazione di un’infrastruttura presso un condominio è stata regolamenta attraverso il decreto legislativo 257/2016 che contiene indicazioni relative alla predisposizione di stazioni di ricarica solamente per i condominii di nuova costruzione (o sottoposti a una ristrutturazione edilizia importante). Nei condominii esistenti la procedura dipende dallo specifico luogo presso cui la si intende installare. Le casistiche che possono presentarsi sono di diverso tipo.
Il condomino che intende installare una wall box nel proprio box di proprietà privata, deve comunicarlo all’amministratore, indicando il contenuto specifico e le modalità di esecuzione degli interventi (che saranno interamente a sue spese). Dovessero rendersi necessarie modifiche alle parti comuni, queste andranno ripristinate sempre a spese del condomino. Attenzione però: anche in caso di intervento a carico del singolo, l’assemblea può prescrivere, con la maggioranza di cui al quinto comma dell’art. 1136, modalità alternative di esecuzione oppure imporre modifiche a salvaguardia della sicurezza o del decoro dell’edificio. Da non sottovalutare assolutamente quindi un’installazione effettuata ad hoc evitando ulteriori canaline, cavi a vista, fori nelle parti comuni per raggiungere il contatore e infine, se si considera l’installazione presso un posto auto, la scelta di un ev-charger che abbia un design in linea con quello dell’edificio. Seguendo poi quanto dettato dall’articolo 1102 del codice civile, che prevede a livello condominiale il parimenti uso delle parti comuni, l’allacciamento al contatore domestico deve sempre essere valutata come prima opportunità.
Questo non solo serve a tutelare il condominio da problemi che possono derivare in futuro dalla limitata potenza del contatore, ma, come vedremo negli esempi di seguito, comporta anche tutta una serie di semplificazioni sia in fase di installazione sia per l’utente finale. Altra casistica possibile è quella in cui si desideri installare una stazione di ricarica presso le parti comuni senza che si renda necessario regolamentare o limitare la sosta del veicolo che deve rifornirsi, ovvero quando i parcheggi presenti all’interno delle parti comuni del condominio sono sufficienti per tutti i residenti. In questo caso il condomino o i condomini interessati dovranno sottoporre all’Assemblea la richiesta, che verrà sottoposta a votazione e, nel caso, approvata dalla maggioranza. Si tratta di un passaggio per certi aspetti complesso e in cui, per un’installazione chiavi in mano, le multiutility possono giocare un ruolo fondamentale, come spiega Luca Conti di E.ON: «Per l’installazione delle stazioni in un condominio l’amministratore dovrà richiedere al fornitore un’offerta tecnico-economica da allegare alla convocazione dell’assemblea indicando il riparto millesimale delle spese. Per poter ottenere l’approvazione del progetto, in sede di assemblea si dovrà ottenere necessario un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio. Se l’installazione sarà approvata da tutti i condòmini, l’impianto assumerà la natura di bene comune condominiale, se invece l’installazione sarà approvata da un gruppo ristretto di condòmini, le colonnine elettriche saranno di proprietà dei condòmini che hanno votato per il progetto. In quest’ultimo caso è comunque necessaria almeno l’approvazione del progetto (senza spesa) dalla maggioranza dei condomini. Qualsiasi condominio potrà poi successivamente aderire al progetto versando successivamente la propria quota millesimale. E.ON si occupa del collegamento, dell’installazione, della fornitura di energia elettrica e dei servizi, oltre a fornire indicazioni per le eventuali detrazioni fiscali legate all’installazione di colonnine e wall box. Affidarsi a un team di installatori certificato è importante per garantire una corretta installazione della colonnina elettrica, riducendo al minimo i rischi e assicurando la conformità alle normative (in particolare quella antincendio). Gli installatori certificati E.ON hanno competenze tecniche approfondite nel campo delle installazioni che sono essenziali per garantire che l’installazione della colonnina elettrica sia eseguita correttamente e in conformità con le normative di sicurezza elettrica. Inoltre E.ON offre una garanzia sulla qualità del lavoro svolto. Questo significa che è possibile richiedere assistenza in loco per 2 anni per problemi o malfunzionamenti alla stazione di ricarica».
Infine, in mancanza di parcheggi comuni, si presenta una terza eventualità, ovvero quella di adibire un’area di parcheggio condivisa alla ricarica dei veicoli. In questo caso è necessario fare riferimento all’Articolo 1120 c.c. 2 comma: l’assemblea dovrà regolamentare l’utilizzazione del parcheggio stabilendo, ad esempio, eventuali turni: soluzione a onor del vero difficilmente applicabile considerando le abitudini di ricarica della maggior parte degli utenti, che dovrebbero essere in grado di “prevedere” una necessità di ricarica ad esempio su base settimanale. In presenza di turnazione, il condomino che ne beneficia deve avere l’esclusività del potere di disposizione della colonnina senza interferenza degli altri condomini. Attenzione però: essendo l’infrastruttura di ricarica utilizzata solamente dai condomini in possesso di un’auto elettrica, di fatto si viene a creare un parcheggio dedicato, cosa che inevitabilmente rischia di sollevare dissidi. La legge in questo caso stabilisce che venga sempre rispettato il principio del «pari uso». Lo stallo adibito alla stazioni di ricarica non potrà quindi mai essere utilizzato in via esclusiva e quindi il diritto a ricaricare è subordinato al diritto all’uso da parte di tutti. Anche se, in un primo momento, questo approccio legislativo sembra limitare fortemente la possibilità di realizzare un’infrastruttura di ricarica presso le parti condominiali condivi- se, andrà poi fatta una valutazione per singolo caso, tenendo a mente che sono piuttosto rare le location in cui esistano spazi condominiali con parcheggi non assegnati e non sufficienti per tutti i residenti e che, utilizzando il buon senso, si potrebbe optare per ricavare un’area dagli spazi comuni (sopratutto in un ottica futura alla luce dello stop agli endotermici) in cui poter sostare giusto il tempo di ricaricare la vettura.
A qiuesto link l’articolo completo pubblicato su E-Ricarica di gennaio/febbraio 2024