Scame: una gamma completa, innovativa e made in Italy
Punto di riferimento per la mobilità elettrica italiana, l’azienda bergamasca si propone sul mercato con una gamma di prodotti per la ricarica ampia e flessibile e con una strategia chiara basata sull’affidabilità dei propri dispositivi e un servizio altamente professionale. Intervista a Omar Imberti, e-mobility BU marketing manager
di Antonio Allocati
Scame Parre è stata una delle prime realtà italiane ad aver fatto ingresso nella mobilità elettrica, settore in cui opera da oltre 20 anni. Oggi l’offerta dell’azienda bergamasca, nelle cui sedi si svolgono tutte le fasi dell’attività – dalla progettazione, alla realizzazione dei propri prodotti – include una gamma di colonnine di ricarica modulare attenta alla flessibilità di utilizzo, sia per i clienti privati sia per le imprese: dalle wall-box con accesso libero, ai punti di ricarica controllati via RFID, alla gestione via remoto. Tra le priorità di Scame l’affidabilità, il supporto pre e post-vendita e un rapporto sinergico con distributori e installatori per garantire un’assistenza tecnica costante. Fattori che negli anni hanno consentito al marchio di imporsi anche all’estero, aprendo 18 filiali e un network di distributori in oltre 80 Paesi. Omar Imberti, e-mobility BU marketing manager, racconta l’approccio di Scame, i prodotti, le caratteristiche della filiera distributiva e le criticità che il settore deve affrontare.
Oggi come è composta la vostra offerta dedicata alla mobilità elettrica?
«Abbiamo a catalogo stazioni di ricarica in “Modo 3”, partendo dalle wall box, fino alle colonnine doppie da installare a parete per i parcheggi dove è necessario risparmiare spazio, arrivando alle colonnine che sono disponibili in diverse versioni. Tra di esse una in acciaio verniciato provvista di pannello personalizzabile molto ampio, e una stazione di design realizzata con Trussardi+Belloni, che dispone di prese frontali in grado di sposarsi perfettamente con location di un alto livello, potendo contare su un’estetica più elegante e ricercata. Arriviamo poi alle stazioni in acciaio inox, particolarmente adatte a location marittime, dove la salsedine può rovinare il metallo. La gamma si completa con le stazioni di ricarica veloce in DC che possiamo proporre grazie all’acquisizione recente dell’azienda portoghese Magnum Cap, e che a breve potremo lanciare sul mercato. Nella nostra gamma particolare importanza rivestono i cavi di ricarica, equipaggiabili con i connettori previsti dalla norma: Tipo 2, tipo 3A e tipo 1 e disponibili anche nella versione “spiralata” che evita che il filo vada a toccare terra durante una ricarica e si sporchi».
Per quanto riguarda le applicazioni in ambito domestico cosa proponete?
«Abbiamo sistemi di power management che permettono di modulare la carica a seconda dei carichi di casa. Spiegato in maniera semplice: se arrivo alla mia abitazione alla sera, metto in carica l’auto elettrica e accendo il forno, si abbassa la potenza della ricarica per evitare che salti il contatore. E, tutto questo, è integrato a un eventuale impianto fotovoltaico. Proponiamo quindi un hardware in grado di capire se c’è anche l’apporto dei pannelli per bilanciare questi sistemi e fare in modo che tutto venga ottimizzato. Per quanto riguarda poi il progetto sperimentale previsto dalla Delibera Arera 541 – che permette, dalle 11 di sera alle 7 del mattino di avere 6 kW a disposizione senza alcun costo aggiuntivo – Scame è ovviamente presente nell’elenco dei dispositivi registrati».
Qual è la filosofia trainante della vostra strategia nell’ambito della mobilità elettrica?
«Essere estremamente concentrati sulla parte hardware. Ovvero costruire stazioni di ricarica che facciano la cosa più importante: ricarichino i veicoli elettrici, tutti e sempre. Queste stazioni devono poi essere in grado di dialogare con il mondo esterno grazie a un protocollo aperto OCPP e disporre di sistemi di management da remoto che permettano il controllo simultaneo di più dispositivi. Non vogliamo diventare CPO e non vogliamo essere Mobility service provider, lo ripeto, a questo già ci pensa una parte dei nostri clienti. Il nostro posizionamento sul mercato è proporre la stazione di ricarica con delle soluzioni smart che possono essere, appunto, il controllo da remoto o, in ambito industriale, sistemi di load balancing, che consentono di distribuire la potenza disponibile attraverso più punti di ricarica».
Oltre al prodotto, fattori essenziali sono il servizio e il supporto pre e post-vendita…
«È un altro aspetto a cui teniamo molto. Per noi è massimo l’impegno nel mettere a disposizione un contatto telefonico o via mail per consentire all’utenza di avere un riscontro diretto con i tecnici, un follow-up alla vendita e anche una consulenza in prevendita».
Chi si occupa dell’installazione dei vostri prodotti?
«Sempre in un’ottica di servizio al cliente, dal 2012 abbiamo sviluppato una rete dedicata di installatori specializzati e costantemente formati. Oggi ne abbiamo circa 300 in tutta Italia. Dal momento in cui, ad esempio, veniamo contattati da un cliente che chiede informazioni su una wall box, spieghiamo tutto quello che c’è da sapere e che può corrispondere alle sue esigenze. Se poi questi utenti non hanno un professionista di fiducia per il montaggio, consigliamo un nostro installatore».
Chi sono oggi i vostri clienti?
«Le principali figure sono il grossista/distributore, unitamente al progettista e all’installatore di materiale elettrico. Tra i nostri interlocutori oggi vi sono anche le multiutility e alcuni brand, tra cui Renault e Nissan, del comparto automotive: il consumatore che si reca in concessionario e acquista l’auto elettrica chiede infatti, sempre di più, la wall box domestica».
Parlava di know-how acquisito in questi anni. Un forte tratto distintivo di Scame…
«Certamente. Avendo seguito questa evoluzione, e avendo iniziato a produrre stazioni di ricarica sin da quando i primi veicoli elettrici si affacciavano sul mercato, abbiamo maturato un’expertise unica. Ovviamente non ci siamo accontentati di rispettare le normative, siamo andati a fondo per analizzare ogni tipo di vettura, per capire le criticità e imparare a gestirle in fase di installazione. Questa esperienza ci ha permesso, da una parte di poter fare un grosso step quanto ad affidabilità e, dall’altra, di avere una competenza di alto livello in termini di assistenza».
Quali sono le innovazioni tecnologiche su cui state lavorando?
«È fondamentale guardare sempre in prospettiva. In questo senso stiamo partecipando attivamente a un progetto europeo per lo sviluppo tecnologico nell’ambito del Vehicle 2 grid, che si chiama Muse Grids e che ha come scopo massimizzare l’indipendenza energetica per mezzo di una gestione ottimizzata della produzione. Quindi, per il futuro, da un lato amplieremo l’offerta delle ricariche in DC, dall’altro abbiamo intenzione di perseguire anche lo sviluppo di nuove tecnologie che saranno protagoniste della mobilità elettrica».
Accennava alla formazione. Che importanza riveste per voi questo aspetto?
«Questo è un mercato che va spiegato e per questo motivo la formazione è un fattore essenziale e ineludibile. Abbiamo organizzato da sempre corsi di aggiornamento itineranti, in collaborazione anche con altri player del settore energetico, rivolti ai nostri installatori tecnici e con l’obiettivo di preparare delle figure professionali e specializzate che siano in grado di rispondere a qualsiasi tipo di esigenza e di richiesta dei clienti. Inoltre, stiamo lavorando a un nuovo tipo di programma che vada oltre i classici corsi, con nuove modalità e contenuti. Proprio in questi giorni lo stiamo definendo e calendarizzando».
Ci troviamo in una fase cruciale per lo sviluppo dell’e-mobility. Quali sono dal suo punto di vista i punti chiave per trainare questa svolta?
«Il fattore più importante è considerare la mobilità elettrica a 360°: il rischio, ovvero quello che è stato fatto fino adesso, è fare interventi spot – da parte delle istituzioni – e non considerare l’insieme. Il mondo della mobilità elettrica e nello specifico quello della ricarica ha numerose sfaccettature e tutte sono importanti allo stesso modo. Occorre sostenere e spingere sia la ricarica Fast, sia quella privata. Occorre pensare agli incentivi sulle auto così come quello sulle infrastrutture. Non ci si può permettere di viaggiare a velocità diverse e creare gap. Se da un lato si stimola la ricarica privata, ma non ci sono incentivi sull’auto, non avremo più utenza. Allo stesso modo, se si pensa a un incentivo auto, vanno assolutamente adeguate le infrastrutture di ricarica».
E tra le criticità maggiori da affrontare cosa individua?
«La burocrazia, e sono tanti gli esempi clamorosi a questo proposito. Ad esempio il 14 agosto 2020 è stato varato il decreto che stanziava 90 milioni per le stazioni di ricarica aziendali e, in 60 giorni, si sarebbe dovuto ufficializzare il decreto attuativo. Ebbene, questo è arrivato il 25 ottobre 2021… con più di un anno di ritardo. Una volta uscito, per inserire le domande, andrebbe utilizzato il portale di Invitalia che e a oggi, purtroppo, non è ancora attivo… Praticamente si annunciano gli incentivi e poi non vengono messi in pratica… è peggio che non darli. Anche gli incentivi locali andrebbero rivisti con un piano coordinato nazionale, che non riguardi solo alcune regioni e lasci ai margini altri territori… Poi vorrei aggiungere un altro concetto, per chiudere. Nel settore auto stiamo assistendo a un ricambio generazionale che va supportato, un passaggio delicato che anch’esso va considerato e gestito con una visione più ampia. Non si possono vedere solo i posti di lavoro che sono a rischio, vanno anche valutate e sostenute le nuove professionalità che si creano e si creeranno grazie alla transizione».
UNA STORIA PIÙ CHE VENTENNALE
«Abbiamo iniziato nel 1999 a occuparci di mobilità elettrica, quando era un settore in fase embrionale, affidandoci al DNA dell’azienda che nasce come realtà operante nel mondo dell’elettrotecnica con il core-business rappresentato dai connettori industriali». Così Omar Imberti ci spiega e introduce la storia di Scame nell’ambito della mobilità elettrica. Che ha visto l’azienda sempre impegnata nell’innovazione e nello sviluppo del settore. A partire da quando, nei primi anni 2000, il Cives (Commissione italiana veicoli elettrici a batteria, ibridi e a celle a combustibile) che si occupava di connettori, chiese a Scame di costruirne uno ad hoc per la mobilità elettrica. Da qui, l’azienda ha iniziato a sviluppare il prodotto partecipando ai tavoli internazionali per definirne lo standard, consolidando anche la sinergia con l’associazione Ev Plug Alliance per la diffusione del connettore in 3C. Da quel momento l’azienda si è avvicinata progressivamente al mondo delle stazioni di ricarica e quindi, oltre al connettore e alle relative prese, sono stati sviluppati quadri di ricarica conformi alla normativa 61851 e prodotti specifici, come wall box e colonnine. Per poi, a partire dal 2019, rinnovare la gamma aggiungendo un design distintivo a cura dello studio Trussardi+Belloni Design.
LA SCHEDA
SCAME PARRE
SEDE CENTRALE: Via Costa Erta, 15 – 24020 Parre (BG)
FATTURATO AGGREGATO DI GRUPPO rif. ANNO 2020: 143.717.000 euro
Presenza globale in 18 Paesi