Una gamma completa ad alto valore aggiunto
Orbis, in seguito all’ingresso nel capitale sociale di Vega Charger, ha introdotto nella propria offerta anche ev-charger in DC: una vera e propria chiave di volta per conquistare nuovi target: «Riteniamo che questa strategia possa garantire uno sviluppo interessante nel comparto c&i, quindi legato ai general contractor, alle aziende che intendono elettrificare le flotte, oltre che alle strutture ricettive» spiega Claudio Breda, amministratore delegato. l’evoluzione della gamma è accompagnata da importanti investimenti sulla distribuzione per fidelizzare gli installatori con la garanzia dell’intervento di professionisti sempre più preparati e competenti
Orbis compie nel 2024 75 anni di attività durante i quali ha maturato e sviluppato importanti competenze nell’ambito del controllo dell’energia e dell’efficientamento energetico, consolidandosi sul mercato grazie al rapporto di fiducia instaurato
con tutta la filiera e soprattutto ponendosi come primo obiettivo la soddisfazione del cliente finale. Un approccio che l’azienda ha declinato anche nel settore e-mobility, dove, proprio a partire dall’anno in corso, a una gamma completa di prodotti e soluzioni in AC per la ricarica domestica si sono aggiunti, grazie all’ingresso nel capitale sociale della spagnola Vega Chargers, anche dispositivi per la ricarica in DC che garantiranno a Orbis la possibilità di approcciare nuovi segmenti di mercato. «Crediamo molto in questo business. Proprio per questo motivo stiamo continuando a investire sull’e-mobility in maniera importante: è il com- parto a cui abbiamo dedicato l’80% delle nostre risorse» afferma Claudio Breda, amministratore delegato di Orbis Italia Spa che spiega come distribuzione e installatori ricopriranno un ruolo sempre più strategico.
Come è nata Orbis?
«L’azienda nasce nel lontano 1949, anno in cui il fondatore Hugo Gaiger migra da un piccolo paese della Germania in Spagna portando con sé la sua esperienza di orologiaio, avviando una piccola impresa per la costruzione di orologi elettromeccanici, che poi negli anni si è evoluta maturando e sviluppando importanti competenze nell’ambi- to del controllo dell’energia e dell’efficientamento energetico. Oggi l’azienda conta 4 centri produttivi in Eu- ropa, con più di 30 milioni di prodotti installati in più di 70 nazioni nel mondo ed è presente nel mercato con una offerta multi-specialistica di prodotto suddivisa su tre brand: Orbis Energia Intelligente, che tratta dispositivi e sistemi nell’ambito della temporizzazione e controllo, gestione della temperatura, sicurezza, installa- zione, misurazione dell’energia, strumentazione di misura, termoregolazione e infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici. Orbis Welt è il brand relativo agli accessori e attrezzature professionali per il condizionamento; e infine abbiamo Orbis Energy che tratta strutture di sostegno per gli impianti fotovoltaici».
Quando l’azienda ha fatto il suo ingresso nell’e-mobility?
«Le prime stazioni di ricarica sono state prodotte da Orbis nel 2015, si trattava di ev-charger in AC. Parliamo di una produzione con cui l’azienda iniziava a rispondere alle prime richieste di sistemi di ricarica domestici. Ai tempi era un mercato ancora agli albori, ma Orbis ha scelto fin da subito di presidiarlo, ritenendolo un business con ottime opportunità di crescita in ottica futura. Non è stato un lancio semplice perché a livello europeo non tutti i Paesi sono partiti contemporaneamente, alcuni mercati si sono sviluppati in ritardo. Però c’è stata poi una rapida evoluzione che, in soli otto anni, ci ha portato ai giorni nostri, quando, a una gamma completa di prodotti e soluzioni in AC per la ricarica domestica si sono aggiunti anche dispositivi per la ricarica in DC».
Quanto pesa oggi l’e-mobility sul fatturato di Orbis?
«Se consideriamo il fatturato del mercato Italia, oggi la parte e-mobility incide per un 30% sul business totale: lo scorso anno, per dare una dimensione più precisa, abbiamo raggiunto ricavi intorno ai 20 milioni di euro. Per l’anno in corso gli obiettivi sono di crescere tra il 5 e l’8%. Questo perché riteniamo che ci possa essere uno sviluppo interessante nell’ambito della ricarica in DC nel comparto C&I, quindi legato ai general contractor e presso le realtà aziendali dove, secondo le nostre previsioni, ci sono importanti opportunità di crescita. La parte domestica oggi è forse il segmento più in sofferenza se consideriamo il mercato degli ev-charger in generale, mentre la parte industriale – pensiamo ad esempio a tutte le aziende che nei prossimi tre anni dovranno elettrificare le proprie flotte, utilizzando auto elettriche o ibride plug-in – rappresenta un comparto con prospettive notevoli: sono tutte realtà che dovranno installare caricatori in DC oppure in AC da 22 kW trifase per poter caricare il proprio parco auto dipendenti. Anche perché proprio le aziende dovranno attrezzarsi per far fronte a obiettivi di sostenibilità sempre più stringenti e l’elettrificazione delle flotte è un passo quasi obbligato in questa direzione. Se oggi la certificazione di sostenibilità non è ancora obbligatoria per le aziende medio-piccole lo diventerà presto, visto che le imprese più grandi dovranno acquistare da fornitori che rispettano questi requisiti. È un panorama in veloce evoluzione dove digitalizzazione e sostenibilità saranno veri e propri driver di crescita».
A questo link l’articolo completo pubblicato su E-Ricarica di Aprile