A ciascuno la sua ricarica: potenze, tempi, colonnine e dove trovarle
Tutti gli elementi e le variabili di cui tenere conto per ottimizzare il rifornimento in base alla potenza dei charging point e all’utilizzo del proprio veicolo elettrico
di Federica Musto
“Quanto ci metti a caricare?” è una delle domande che viene posta in maniera più frequente da chi si sta approcciando al mondo della mobilità elettrica. Abituati come siamo a “fare il pieno” durante il tragitto fermandoci qualche minuto a un distributore, l’idea di cambiare modalità di rifornimento spaventa per il timore di dover modificare le proprie abitudini. A chi porge questa domanda, di solito viene risposto: “il tempo necessario a inserire il connettore nella presa dell’auto”. Di fatto è così, ma la questione in questa sede richiede un grado di spiegazione ulteriore.
Quanto dura la ricarica di un veicolo elettrico?
“Fare il pieno” a un’auto elettrica è un’operazione differente dal rifornimento classico, e non solo per tipologia di “carburante”, ma perché, per il 90% delle volte, le auto elettriche si ricaricano “in autonomia” mentre il conducente è impiegato a fare altro. Il primo esempio è quello della ricarica “quotidiana” che viene tipicamente effettuata a casa, spesso di notte, o mentre si è in ufficio. Ma anche l’andare a fare la spesa, al cinema, al ristorante o passare una notte in hotel spesso sono attività che chi guida elettrico associa al momento della ricarica. Il discorso è diverso nel momento in cui si affronta un lungo viaggio, ad esempio – visto che la stagione è quella giusta – in occasione delle vacanze estive: in questo caso la ricarica sarà più simile, per modi e per tempi, al biberonaggio tradizionale alla pompa di benzina. Vediamo di seguito più nel dettaglio tutta la gamma di colonnine disponibili e a quali esigenze rispondono le diverse potenze.
Ricariche diverse per fruizioni differenti
Come dicevamo, la ricarica più tipica è quella tramite la wall box del proprio garage. Una ricarica, tendenzialmente notturna e a bassa potenza, che restituisca alla batteria la quota di energia utilizzata per gli spostamenti diurni. In questo caso si tratta di potenze compatibili con il contatore domestico, dunque a 3 – 4,5 o 6 kW in base al contratto stipulato con il proprio gestore energetico e compatibilmente con la potenza impiegata dagli altri elettrodomestici in uso. Una ricarica, dunque, in corrente alternata AC tramite una colonnina domestica (la wall box, ce ne sono di diverse tipologie e potenze in commercio) e un connettore standard chiamato Type 2. Si tratta senza dubbio della ricarica più efficiente in termini di “time consuming” dell’utente, che garantisce nella maggior parte dei casi di coprire il chilometraggio quotidiano medio casa-lavoro, e che con la sua carica a bassa potenza aiuta anche a preservare le prestazioni della batteria del veicolo sul lungo periodo. La ricarica domestica è tendenzialmente la migliore anche in termini di costi, soprattutto laddove la wall box è associata ad una produzione energetica rinnovabile (un impianto fotovoltaico, ad esempio), magari dotata anche di accumulo.
Fino alla fine del 2023 per le wall box private che rispettano i requisiti richiesti è inoltre possibile aderire a una sperimentazione avviata da Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e quindi beneficiare di un aumento di potenza gratuita del contatore fino a 6kW nelle ore notturne e nei festivi (a questo link ulteriori dettagli). Per chi non disponesse di un parcheggio/garage privato in cui poter installare la propria wall box, il cosiddetto biberonaggio quotidiano sarà da effettuare in concomitanza con altre attività consuete. In primo luogo in ufficio: sono molte le aziende che hanno già o stanno installando colonnine di ricarica per i dipendenti all’interno dei propri parcheggi. In questo caso, essendo la potenza disponibile più elevata rispetto a quella domestica, sarà possibile trovare colonnine in AC da 7,4 a 11 e fino 22 kW; in alcuni casi anche colonnine fast in DC da 50-75 kW, tendenzialmente pensate in questi casi, tuttavia, per ricaricare i veicoli elettrici commerciali dell’azienda.
Ma colonnine in AC e in DC sono spesso presenti anche nei parcheggi di punti di interesse pubblico come supermercati, centri commerciali, palestre, cinema e vicino a stadi, centri sportivi e fieristici. Anche le strutture ricettive come alberghi e ristoranti sono sempre più attente ad offrire il servizio di ricarica – le cosiddette strutture “Electric Friendly“. La potenza di carica di queste colonnine varia spesso in base all’attività che la destinazione offre e dunque alla sosta media prevista per ciascun utente: la colonnina di un hotel offrirà tendenzialmente un servizio di ricarica lento per il cliente che sosterà tutta la notte presso la struttura (una AC a 7 kW ad esempio), mentre un ristorante o un supermercato che prevedono una sosta media di 1 o 2 ore tenderà a scegliere una colonnina da 11 o 22 kW, se non una ricarica fast da 50-75 kW.
Un discorso a parte meritano le colonnine pubbliche installate presso i parcheggi o su strada nelle nostre città. In questo caso la maggior parte dei punti di ricarica sono ad oggi in corrente alternata con una potenza che si aggira sui 22 kW nominali (è il caso, ad esempio, delle classiche Enel X Way, A2A, Hera), con qualche caso meno frequente di colonnine fast da 50 kW o poco più (Be Charge, Enel EVA, ecc). Spesso anche queste colonnine sono utilizzate da chi vive o lavora in città e non ha la possibilità di una ricarica domestica o aziendale. Importante in questi casi è quello che io chiamo il “rispetto verso le esigenze di ricarica altrui”, per cui, anche in vista dell’aumento del numero dei veicoli elettrici (full electric ma anche ibride plug-in) in circolazione, nel momento in cui si conclude il processo di ricarica, è bene spostare il veicolo per liberare lo stallo per la ricarica e permettere ad altri di usufruire del servizio.
Infine parliamo delle colonnine per la ricariche ultrafast, ossia delle Hpc (High Power Charging). L’esempio tipico, in questo caso è quello dell’autostrada: durante un viaggio lungo, che sia per vacanza o per lavoro, il momento della ricarica torna ad avvicinarsi alla classica sosta in autogrill, per cui si abbina un rabbocco veloce (15-20 minuti) a un caffè o a una breve passeggiata per sgranchirsi le gambe e risvegliare l’attenzione. Ricordiamo, a questo proposito, che brevi soste relativamente frequenti durante le tratte di lunga percorrenza sono non solo fortemente consigliate dal codice della strada, ma anche una sana abitudine per un viaggio in sicurezza.
Quando si parla di Hpc si intendono punti di ricarica capaci di erogare potenze superiori ai 150 kW, con un picco, allo stato dell’arte del momento in cui l’articolo viene scritto, di 350 kW con connettore di standard europeo CCS Combo2 (è il caso, ad esempio, delle colonnine in autostrada di Free To X e di quelle lungo le vie ad alta percorrenza di Ionity). È importante ricordare che a potenze disponibili così elevate non sempre corrisponde una ricarica di picco: la batteria di un veicolo elettrico è gestita da un sistema chiamato BMS (Battery Management System) che ha il compito di regolare i flussi di carica e scarica della batteria stessa. Ciò significa che la ricarica della batteria verrà gestita dal BMS secondo la curva di ricarica ottimale in base alle condizioni specifiche di quella singola ricarica. Tra i valori che incidono sulla curva di ricarica troviamo: la temperatura della batteria, la percentuale di carica residua, la potenza effettivamente disponibile sulla colonnina, la tipologia di batteria e la potenza che il veicolo permette di ricevere per mantenere un buon grado di preservazione della batteria.
Questa logica vale per tutte le tipologie di colonnine (con la differenza che per la ricarica in DC è direttamente il BMS a gestire il flusso, mentre per la ricarica in AC sarà il caricatore di bordo OBC a moderare la potenza in ingresso). In tal senso ogni veicolo è a sé stante e una scelta di veicolo ponderata in base alle esigenze di utilizzo (e dunque di ricarica) sarà fondamentale per ottenere la migliore efficacia e il miglior confort di viaggio. Per intenderci, chi è abituato a fare giornalmente pochi chilometri sulle stesse tratte potrà scegliere una citycar elettrica piccola, facile da parcheggiare, economica e funzionale, con un’autonomia sufficiente alle esigenze quotidiane (anche su due-tre giorni) e una semplice ricarica anche solo in AC (a questo link ulteriori dettagli). È il caso di auto da città come la Smart EQ o la Twingo E-Tech electric. Chi invece prevede di dover affrontare spesso lunghi viaggi in elettrico, specie utilizzando l’autostrada, dovrà preferire veicoli più performanti, con un’autonomia più ampia e una buona curva di ricarica sulle alte potenze, come la ID4, la Mach-E, la Ioniq5 o le BMW full electric, solo per citarne alcune.