Arera: accelerare sugli standard per sfruttare i benefici della ricarica smart
A quattro anni dall’avvio della sperimentazione Arera, Emanuele Regalini, funzionario infrastrutture energia e unbundling, fa il punto sull’evoluzione del progetto e sulle nuove sfide per la mobilità elettrica. Con oltre 6.000 richieste gestite, il focus ora è sui protocolli tecnici e sull’interoperabilità delle wall box: urge fissare degli standard in modo che, come già previsto dall’allegato X della norma Cei, tutti gli anelli coinvolti possano dialogare e supportare la rete in maniera efficace
Rendere davvero “smart” : la ricarica domestica delle auto elettriche è una delle condizioni chiave per garantire la sostenibilità della mobilità elettrica in un sistema elettrico destinato ad essere sempre più sollecitato. Con la delibera 541/2020, Arera ha avviato una sperimentazione che consente agli utenti residenziali di accedere a un aumento gratuito della potenza elettrica nelle ore notturne e nei giorni festivi, a patto di installare una wall box intelligente. Ma l’iniziativa, pur avendo superato le 6mila adesioni, ha messo in luce criticità legate all’assenza di standard di comunicazione, alla frammentazione del mercato dei dispositivi e a ostacoli normativi e tecnici. Grazie a una proroga fino al 2026, l’obiettivo è quello di definire un quadro stabile per l’interazione tra veicoli elettrici e rete. Ne abbiamo parlato con Emanuele Regalini, funzionario infrastrutture energia e unbundling di Arera, che racconta risultati, criticità e priorità per il futuro.

Emanuele Regalini, funzionario infrastrutture energia e unbundling di Arera
Quando sono partite le richieste e come vengono gestite?
«La sperimentazione definita con la delibera 541 del 2020 ha iniziato la sua attività operati- va da maggio 2021 con la possibilità di pre- sentare le prime richieste di adesione. Queste vengono gestite operativamente dal GSE, che occupa di verificare tutte le richieste ricevute poi di notificare al distributore di competenza l’esito positivo della richiesta del cliente. Successivamente si può procedere all’aumento della potenza gratuito nella fascia oraria prevista riprogrammando lo smart meter del cliente. Occorre precisare che la sperimentazione è pensata soprattutto per gli utenti con contatori non superiori ai 4,5kW presso le loro abitazioni, in modo da sfruttare e ottimizzare appieno l’aumento di potenza che la sperimentazione permette in modo più vantaggioso. Per chi ha già una potenza installata superiore, l’incremento ottenuto con la sperimentazione è molto più contenuto»..
Quali sono stati i principali ostacoli nella fase iniziale?
«La sperimentazione ha faticato a decollare nei primi mesi del 2021 quando è stata lanciata, perché inizialmente c’erano pochi dispositivi con funzionalità smart: vale a dire dispositivi in grado di connettersi a internet in maniera stabile, in modo da poter essere sia monitorati dall’esterno sia potenzialmente anche control- lati. È importante far capire che nel momento in cui il cliente decide di aderire alla sperimentazione, si impegna a installare un dispositivo che ha le potenzialità per farlo. Quindi se un domani un soggetto esterno, un aggregatore, propone un programma di questo tipo, le caratteristiche tecniche del dispositivo sono già tali da garantire la possibilità di aderire. Inoltre, un altro motivo che ha rallentato la primissima fase è legato ai distributori. Questi ultimi dovevano rodarsi nella gestione delle pratiche di adesione, anche perché la gestione informa- tica non era ancora studiata e ottimizzata per questo tipo di pratica, quindi hanno dovuto costruire da zero una gestione delle procedure interne».
In effetti possono esserci delle criticità legate alla connettività delle wallbox…
«Noi chiediamo che la wallbox sia smart ma, per ora, non che sia effettivamente connessa
a internet, perché questa funzionalità risulta indispensabile solo laddove si voglia abilitare il controllo da remoto. Quindi può capitare che le wallbox smart vengano installate, ma non sfruttate al pieno delle loro funzionalità, anche solo per problemi tecnici legati alle difficoltà di connessione internet in ambienti sotterranei».
A questo link l’articolo completo pubblicato sul numero di Luglio/Agosto di E-Ricarica




